Dieci anni fa ci siamo scoperti operatori del turismo sostenibile (vedi articolo/intervista pubblicata il 08/06/2020), ma non era così chiaro a quei tempi come orientarsi tra le varie definizioni che contraddistinguevano il turismo sostenibile, il turismo responsabile o l’eco-turismo. La Cascina Rodiani è una struttura a basso impatto ambientale e grazie al supporto di Legambiente Turismo ci siamo resi conto che eravamo sulla giusta strada (Premio Clima 2012 – Legambiente Turismo). Questo riconoscimento è stato molto importante, ha consolidato il nostro impegno e ci ha rafforzato. Tuttavia non avrebbe offerto nuovi sbocchi commerciali perché dal punto di vista degli affari, dieci anni fa, lo scenario era arido e anche se esistevano strutture a basso impatto ambientale, non esisteva una rete commerciale specifica che le portasse sul mercato, a conoscenza del viaggiatore sostenibile.
Quando abbiamo ricevuto la richiesta dalla più grande società mondiale che domina il mercato delle prenotazioni on-line, di entrare tra le loro file, non abbiamo esitato a dire che non ci interessava perché eravamo convinti che non avrebbero valorizzato in alcun modo il nostro impegno: la Cascina sarebbe rientrata nel calderone della competizione dei prezzi che contraddistingue il modello predatore-preda (tipico degli animali) e noi saremmo diventati la preda dell’industria turistica. Pensiamo sia sbagliato lavorare nel turismo sostenibile e commerciare con chi, dalla sua posizione dominante favorisce “la cattiva pratica” che rende possibile cancellare una prenotazione all’ultimo momento senza costi aggiuntivi e addirittura costruirci sopra una competizione in quanto questa possibilità viene visibilmente valorizzata. Per le strutture ricettive è una perdita doppia, prima perché l’ospite non sarà presente, secondo perché non si ha il tempo per rivendere la camera. È un po’ come se chiedessi a mio fratello (l’intermediario) di andare a prendere uno yogurt (camera), promettendo al negoziante un futuro pagamento. Ma il giorno della data di scadenza dello yogurt, restituirlo al negoziante senza pagarlo. Nei primi anni di attività non vi erano molte alternative e i portali turistici specializzati in turismo sostenibile si contavano su una mano (questi erano soprattutto nel Regno Unito, sarà perché lì è nato il turismo?), e scrollarsi di dosso l’attrattiva del guadagno facile offerta dall’industria non è stato così ovvio. Sono stati anni molto difficili e più volte mi sono chiesto se la nostra non fosse una posizione ingenua e naif.
Tuttavia negli ultimi anni le possibilità commerciali sono cambiate e i portali di turismo sostenibile hanno iniziato a spuntare, anche se altri problemi si sono presentati. Penso di non esagerare nel dire che da 4/5 anni a questa parte, spuntano almeno 2 nuovi siti web all’anno a livello globale, dedicati al turismo sostenibile, contando solo quelli di cui noi ne venivamo a conoscenza ed hanno fatto anche la comparsa anche gli “aspiranti influencer”. Il turismo sostenibile inizia a farsi vedere, conquista i favori della gente e diventa evidentemente interessante dal punto di vista economico per coloro che desiderano ritagliarsi una fetta del mercato. Ma sul piano del turismo globale ci sono anche delle uscite memorabili come la bancarotta di Thomas Cook nel 2019, la prima agenzia di viaggi al mondo e vecchia di più di 150 anni, sempre nel Regno Unito. Le cose stanno appunto cambiando.
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Come dicevo, sono spuntati numerosi nuovi attori in internet, tanti quanto possono essere i modi per analizzare l’impatto ambientale e ognuno sembra avere la sua soluzione. Se a livello concettuale si è fatto comprensibile cosa distingue il turismo sostenibile dal resto, a livello commerciale monta una enorme confusione infarcita di “green washing” e pompata dai social media che sono alla portata di tutti. Tra foglioline, stelline e fiorellini, nella oramai classica scala di 5, inizia la nuova classificazione delle strutture ricettive e noi gestori o proprietari siamo chiamati a inviare foto di detersivi ecologici, quantità di energia elettrica consumata all’anno o metri cubi di acqua e così via. Ma nessuno dei nascenti operatori ha i mezzi o la voglia di recarsi dalle strutture, verificare e intervistare i proprietari per accertarsi che effettivamente le cose stiano come viene dichiarato. Intanto si mandano foto, si risponde a formulari, si spuntano flag e via, per conquistare una fogliolina su cinque… ma come è facile essere sostenibili!. Questa nuova situazione inizia ad apparire poco invitante e poco trasparente ai nostri occhi tant’è che a volte, nell’analizzare il nuovo portale di turismo sostenibile di turno, facciamo fatica o è addirittura impossibile risalire al luogo dove ha sede l’attività.
Inoltre sembra che l’interesse sia puntato soprattutto nell’analisi dell’impatto ambientale dell’edificio o dell’origine certificata dei prodotti serviti (le marmellate sono biologiche?), come se il turismo sostenibile si riducesse solo questo. Io stesso mi sono trovato più volte a pensare che il turismo sostenibile fosse semplicemente il turismo del futuro e che noi fossimo i pionieri di questa crociata, e sarebbe arrivato il momento in cui tutti gli alberghi e tutte le strutture ricettive sarebbero state “in regola” con i nuovi standard ambientali. Quindi il turismo sostenibile sarebbe scomparso? Oppure si sarebbe puntato sull’autosufficienza (energetica, alimentare, produzione detergenti, gestione rifiuti, e chi più ne ha più ne metta), quale unica ed estrema forma di relazione vera e autentica con il territorio? Il problema è che da una parte compaiono sempre più virtuali e volatili siti web, mentre dall’altra si avverte una chiusura, come se non ci si potesse fidare di nessuno e la verità potesse stare solo nell’autarchia economica e di pensiero, senza scambio e soprattutto senza incontro tra persone.
Se c’è una cosa che non abbiamo mai compreso, è il comportamento degli aspiranti “influencer” che ci hanno contattato promettendo la diffusione della “bella novella” a migliaia di seguaci. La tecnica era sempre la stessa: in cambio di un pernottamento avrebbero fatto “la differenza per il nostro futuro” e diffuso il verbo del turismo sostenibile. Devo ammettere che queste richieste mi hanno personalmente sempre lasciato perplesso ma quando abbiamo ricevuto delle richiesta da influencer che abitavano a pochi chilometri dalla Cascina (sia dall’Italia che dalla Svizzera), abbiamo risposto che ci avrebbe fatto piacere incontrarli e conoscerli per confrontarci. Ma chissà perché proprio un incontro preliminare non rientrava nei loro piani, come se noi avessimo dovuto semplicemente metterci a disposizione passiva delle loro tecnologiche possibilità. Non abbiamo mai ricevuto una risposta, sembra che la nostra richiesta di conoscerci meglio potesse snaturare il loro entusiasmo, farli ritirare e addirittura negare quell’interesse che inizialmente li aveva motivati a contattarci. Non riuscirò mai a capirlo.
Ma come è possibile parlare di turismo sostenibile senza considerare che questo è soprattutto fatto dall’incontro tra persone?
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Cos’è dunque il turismo sostenibile secondo noi?
Va detto innanzi tutto che il turismo è un fenomeno sociale (quindi l’insieme di individui diversi in relazione), relativamente recente, poco più di 100 anni (in un altro articolo parlerò della storia del turismo), che si è conquistato un elevato interesse economico, tant’è che è fra le più grandi industrie globali. Ma come fenomeno sociale esistite da quando l’uomo è diventato stanziale e quindi il suo “girare” (da qui la parola Tour-ismo), con motivazioni e obiettivi diversi, lo riportava sempre al punto di partenza, casa sua. Non era più un vagare da nomade.
Secondo noi il turismo è sostenibile quando, oltre agli aspetti di efficienza energetica che oramai diamo per scontato, produce valore ed essendo un fenomeno sociale deve produrre valore soprattutto alle persone che animano la società tutta, siano essi i locali o quelli che sono “in giro”, i cosiddetti turisti. C’è produzione di valore nel turismo quando un visitatore fa conoscenza di un territorio attraverso una rete locale che ne valorizza il patrimonio culturale, naturalistico e paesaggistico. Fin qui potrebbe sembrare nulla di nuovo ma, secondo noi, il turismo sostenibile si caratterizza nella rete locale prima che con i portali web. Pensiamo che il grande impegno e sforzo che fanno tutti coloro che del turismo sostenibile ne vogliono fare una propria “ragion di vita”, a differenza di chi invece segue semplicemente l’onda, sia proprio quello di creare una rete locale etica che offra una nuova opportunità al territorio, dia speranza alle generazioni future sulla base di una risorsa collettiva e favorisca in generale la crescita di una nuova sensibilità, più rispettosa dell’ambiente e dell’uomo. Non si tratta di utopia ma di visione.
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Quindi desideriamo che il visitatore, turista o girovago che sia, faccia una esperienza culturale e sensoriale che amplifichi la sua conoscenza, gli procuri benessere e sia positivamente impressionato così da parlarne bene con tutti i sui conoscenti, perché è solo e rimarrà sempre solo il passaggio di parola, il miglior veicolo promozionale. Il fine per la rete locale è quello di rafforzarsi dalla relazione con lo sconosciuto (che giunga dalla vicina città o da un paese lontano). Infatti c’è creazione di valore ogni qual volta c’è una “transizione di conoscenza”, che passa anche dai beni materiali, ma il cui flusso porta alla crescita di una nuova sensibilità collettiva. Pensiamo sia lo spirito di coloro che partecipano all’emersione di una nuova critica sociale, all’economia circolare, al cibo biologico per tutti e che fondano i propri principi sull’etica e la partecipazione.
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Ma cosa facciamo di tutto questo in Cascina?
Nella nostra attività lavoriamo con fornitori locali per la stragrande maggioranza (direi un 95% lombardi, di cui ¾ del territorio e un 3% altre regioni d’Italia e 2% estero, ove ci forniamo soprattutto di zucchero e caffeé per esempio). Tutti piccoli o piccolissimi produttori, pressoché tutte aziende familiari etiche e la buonissima parte anche certificate (etico, biologico, ambientale). Lo stesso vale per i servizi che esternalizziamo come la lavanderia o il catering quando abbiamo degli eventi: aziende familiari, locali ed etiche. Questa è già una rete locale dove tutti partecipano alla creazione di valore attraverso lo scambio materiale o di servizi eticamente condivisi e a basso impatto. Abbiamo anche coinvolto dei partner locali, per esempio quando abbiamo partecipato al premio Turismo Cultura Unesco. Quale rappresentate delle strutture ricettive nel Parco Spina Verde siamo attivi nella comunità e partecipiamo inoltre ai dibattiti pubblici quali operatori del turismo sostenibile. Inoltre ci mettiamo a disposizione degli studenti/neo-laureandi che stanno svolgendo delle ricerche o la tesi sul turismo sostenibile, cercando di dare il nostro contributo attraverso la nostra esperienza che ovviamente cerchiamo di criticare e migliorare costantemente anche attraverso questi importanti scambi.
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Ma soprattutto vogliamo valorizzare il territorio guardandolo con altri occhi, senza inquinarlo o danneggiarlo. Ci dedichiamo all’auto-produzione agricola, anche se limitata, per non dimenticare la vocazione di questi terrazzamenti, oltre, ovviamente, ad ospitare i viandanti che oggi così come da tempi molto lontani, attraversavano le montagne e da Sud e da Nord tessendo relazioni commerciali e scambi culturali che hanno da sempre caratterizzato questo territorio di confine. E come avrete capito, non ci appoggiamo a livello commerciale sulle Big OTA. Per fortuna oggi esistono ottimi operatori nel turismo che si distinguono per sostenibilità e relazione con i proprietari. Ogni anno conosciamo più di 200 nuove persone ed ogni incontro è l’inizio di una piacevole scoperta reciproca tra persone che immaginano un mondo migliore.
Nota: Per una chiara distinzione tra le varie nomenclature e definizioni vi consigliamo di visitare questo link.
Samuel
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