In Cascina usiamo solo l’energia proveniente dal sole e dalla biomassa (legna da ardere e pellet di legno), per scaldare l’acqua necessaria per il riscaldamento, per l’igiene personale e in cucina. Pertanto non immettiamo ulteriore CO2 nell’ambiente per questi bisogni primari e utilizziamo risorse locali. In questo post desideriamo parlarvi della nostra filiera produttiva di legna da ardere.

La biomassa durante la combustione non emette ulteriore CO2 nell’ambiente rispetto a quanta ne emetterebbe se lasciata in decomposizione nella natura, per questo è considerata CO2 neutrale. Le piante si nutrono di CO2 dall’atmosfera (scoperta di Nicholas Theodore de Saussure nel 1804), ma, prima di rimetterlo nell’ambiente a fine vita (per combustione o decomposizione), accade qualcosa di importante in quanto producono ossigeno, che per le piante è uno scarto, oltre ad altri innumerevoli vantaggi per tutti gli esseri viventi. Infatti si può senza dubbio dire che senza CO2 non ci sarebbe vita.

Gestiamo il nostro bosco in funzione della quantità di legna da ardere di cui abbiamo bisogno ogni anno per alimentare la cucina economica, il camino della sala, la stufa a legna della sauna e la caldaia a gassificazione di legna dell’impianto centrale, ma anche della capacità rigenerativa del bosco, dei nostri interessi paesaggistici, della protezione del territorio e delle infrastrutture. Dobbiamo prevedere gli abbattimenti, i tempi di stagionatura di ogni essenza (il pino stagiona in metà tempo rispetto al castano), la gestione del magazzino e dei diversi tagli (piccoli per camini e stufe e grandi per la caldaia) e occuparci degli scarti. Ogni legno ha il suo tempo d’essiccazione e questo è importante per favorire una buona combustione che limiti al massimo l’emissione di sostanze tossiche.

Gli scarti sono composti dalla ramaglia (rami, rametti e foglie), prodotta durante il sezionamento dell’albero abbattuto e dalla corteccia che si stacca dai tronchi quando questi vengono spaccati prima di immagazzinarli, nonché la cenere risultante dalla combustione. La ramaglia verde, così come gli altri rifiuti vegetali, provenienti per esempio dal taglio delle siepi, le potature o dall’orto, vengono bio-triturati (cippato più fine), per poi lasciarli fermentare nei cumuli di compostaggio ed ottenere, circa un anno dopo, humus da riutilizzare in orto, nei trapianti e quant’altro. Mentre la ramaglia proveniente da alberi secchi, e gli alberi secchi stessi, il lasciamo nel bosco per favorire gli insetti che si nutrono di ‘legno morto’, primo fra tutti il ‘cervo volante’, come indicato dalla Comunità Europea – Rete Natura 2000 – Direttiva Habitat. La Cascina e i suoi terreni si situano in un’area protetta naturale d’interesse nazionale, un’area più piccola e naturalisticamente più pregiata all’interno del parco regionale Spina Verde.

Anche le cortecce le trituriamo per utilizzarle come pacciamatura nelle aiuole per i fiori, nei vasi ed altrove. E poi c’è la cenere derivata dalla combustione che distribuiamo in parte nel bosco, in parte nell’orto e sui cumuli. È un circuito chiuso in cui tutta la sostanza organica prelevata viene restituita.

Per decidere quando tagliare le piante consultiamo il calendario biodinamico, in quanto abbiamo verificato sul campo la sua affidabilità nell’ottenere un legno da ardere poco bagnato o resinoso.

Allo stato attuale ci sono troppe piante, questa terra che era abbandonata ha favorito il ritorno del bosco e la crescita di tanti alberi stretti ed alti che sono instabili e fragili ed ombreggiano troppo il sottobosco. Ogni anno il vento o la neve fa parte del lavoro di selezione spezzando alberi o sradicandoli ma non sceglie cosa abbattere, dove farlo cadere e neppure il periodo.

Si può osservare che le betulle sono molto fragili e sempre meno e va bene così perché sono alberi pionieri che lasceranno il posto ad essenze più longeve ma anche che il larice è oramai destinato a maggiori altitudini e qui sta lentamente ed inesorabilmente scomparendo.

Poi abbiamo tanti castani selvatici, pino silvestre e pino nero, qualche abete fuori luogo nella aree più umide, acero campestre, quercia, noce, frassino e stanno spuntando curiosamente dei faggi. Ma anche gli alloctoni gelso della carta e robinia che come tutti i colonizzatori di successo hanno un carattere aggressivo e invasivo.

Abbiamo voluto raccontarvi del legno perché è quello che stiamo facendo ora e che ci impegna molto durante i mesi freddi quando l’attività turistica della Cascina e minore o quando è chiusa. Qui non arriva il gas naturale (metano) e non abbiamo bombole di GPL o serbatoi di gasolio, e per avere l’acqua calda e al riscaldamento ci dobbiamo pensare almeno un anno prima, organizzandoci e lavorando sodo, per questo cerchiamo di farlo nel migliore dei modi in equilibrio tra le nostre aspettative di confort, la visione trasformativa di questo paesaggio e la natura.

Samuel