Un passato da valorizzare
Ho incominciato ad occuparmi della Cascina e della sua proprietà nel 2006. Per prima cosa, mi sono dedicato alla manutenzione del verde, attività che continuo a fare tuttora, ma che a quel tempo era stata trascurata non essendoci più nessuno ad occuparsene a sufficienza.
Con il passare dei giorni e delle stagioni mi sono reso conto che tornare a vivere qui è stato come riscoprire e rileggere questo paesaggio nel tentativo di collegare tutte le informazioni che mi offriva o che ho piano piano scoperto. Indubbiamente, vedevo questo luogo con altri occhi rispetto alla prima volta in cui vi giunsi, 13 anni prima.
La prima e più evidente caratteristica di questo paesaggio sono i terrazzamenti (o rive o ronchi) che sono più di 15 e che a occhio rappresentano il 75% della proprietà. Sono presenti su tutto il versante est, quello sud e anche tutto il versante ovest, seppur sia il più piccolo. Era un paesaggio agricolo quello che circondava la Cascina, ma che si è modificato negli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso dopo l’abbandono delle terre che ha consentito al bosco di avanzare. Prima i terrazzamenti erano mantenuti a prato falciato per la coltivazione soprattutto della vite.
Il paesaggio serba una memoria storica e mi sono detto: “Perché non proseguire questo racconto che nasce molto lontano nel tempo e tornare a coltivare su questi terrazzamenti?”
Negli anni, tra una manutenzione e l’altra, ho “coltivato” quest’idea, ho continuato a raccogliere informazioni, impressioni meteorologiche, naturalistiche, di esposizione, umidità, aridità, vulnerabilità, come l’erosione e il dissesto idrogeologico, e pericoli, quali le piante che cadono.
Va detto che la nostra proprietà, ultimo rilievo collinare all’estremo ovest del Parco Spina Verde, è come una piccola collina (460 m.s.l.m.), collegata in quota al resto dei rilievi del Parco da uno stretto passaggio a Nord-Est. In poche parole se non ci fossero piante, ci sarebbe una vista quasi a 360°. Questa rara e privilegiata posizione di osservazione fu molto utile nell’antichità e sfruttata per ulteriori motivi, oltre a quello agricolo (questo tema sarà oggetto di un successivo approfondimento).
I lati migliori della collina erano destinati alla produzione agricola e ciò è tipico delle prealpi lombarde e non, dove chiaramente la vite l’ha fatta da padrona. Ma i ricordi su cosa di preciso si coltivasse qui sono pochi e sbiaditi. Solo nel secolo scorso questa proprietà ha cambiato fisionomia più volte e subito le terribili vicissitudini delle guerre. Vi parlo di ricordi perché fino ad ora mi sono rivolto ad anziani del paese per raccogliere le loro testimonianze. Del nome Cascina Rodiani so solo che all’inizio del 1900 era di proprietà della nobildonna Rodiani. Pochi ricordi, travolti dalla modernità e un territorio abbandonato, una storia oramai sentita e risentita che continua a lasciare tracce sul nostro territorio.
Il progetto dello shop
A questo punto cosa coltivare? Ho un desiderio forte e un obiettivo chiaro: valorizzare a livello agricolo e sostenibile questa proprietà. L’esperienza penso sia matura, ma per poterlo fare c’è bisogno di forze ulteriori.
Ecco quindi, che un incontro che poteva essere occasionale, è diventato invece un nuovo punto di partenza. Con Matteo ci siamo conosciuti a seguito di un suo soggiorno in Cascina nel 2020, inizialmente come ospite, dove abbiamo parlato di sostenibilità e agricoltura. Poi è venuto ad aiutare a raccogliere le olive in una giornata autunnale, soleggiata e mite come è stato in questi ultimi anni. Raccontavo a Matteo che alcuni ospiti, soprattutto locali, mostravano il desiderio di volere acquistare i prodotti alimentari che usavamo in Cascina per preparare le colazioni e le cene.
Avevo già iniziato ad aggregare prodotti alimentari biologici e sostenibili per un paio di clienti all’estero che avevano dei piccoli negozi biologici. Anche questi ultimi erano stati ospiti della Cascina. Ho iniziato così a pensare che effettivamente in questi dieci anni un po’ di esperienza nel settore l’avevo accumulata e sapendo che molti dei prodotti che usiamo non sono disponibili nei negozi dei dintorni, mi era balenata in testa l’idea di fare un e-commerce per farli conoscere nel nostro territorio.
Matteo è ingegnere informatico e fa l’ingegnere informatico, ma è pervaso dal pensiero di cambiare vita, desidera stare più a contatto con la terra e lavorare in campagna. Dopo 3 mesi che ci siamo conosciuti, mi ha confessato d’essere disposto a lasciare il suo lavoro per contribuire in prima persona al progetto di trasformare nuovamente questa proprietà. Così abbiamo deciso di realizzare uno shop on-line e di ridare lustro agricolo a questa collina!
È stato un momento significativo per entrambi, ma lascio ora a lui il compito di raccontarvelo.
Ricordo benissimo la prima volta che ho seminato un ortaggio. Mio zio siciliano, che era venuto a trovarci d’estate nel sud della Francia dove abitavo, mi aveva lasciato delle fave da seminare. Nel clima mite mediterraneo, la fava è un’ortaggio che si può seminare in autunno per avere un raccolto precoce. Iniziai quindi a preparare il terreno con mio padre: era argilloso e, alla fine dell’estate, risultava molto compatto e, all’apparenza, poco accogliente. Con la zappa rompemmo la crosta che si era formata, aggiungemmo un po’ di terriccio e dopo aver creato delle belle rigole, depositammo le fave. Qualche giorno dopo venne una bella pioggia che ricompatto la terra, quasi azzerando il lavoro che avevamo fatto. Mio padre mi convinse ad aspettare e non tornare a smuovere il terreno per “aiutare” i semi. Mi ricordo quanto rimasi meravigliato quando vidi i primi germogli sollevare la crosta argillosa del terreno e spuntare fuori.
Da li in poi si susseguirono anni di tentativi riusciti e falliti con vari tipi di ortaggi: le buonissime e abbondanti insalate di fave e pomodorini, come anche le insalate piantate in primavera e divorate in una notte dalle lumache.
Il tempo e le vicissitudini della vita mi hanno poi portato a studiare a Parigi e a lavorare a Milano, città sicuramente bellissime ma in cui si fa fatica a trovare il contatto con la natura che io ricerco. La passione per l’agricoltura e l’amore per la terra sono rimaste per diverso tempo sotterrate e sono riemerse con forza durante la pandemia. Il soggiorno a Cascina Rodiani e l’incontro con Samuel sono stati l’occasione di trovare risposta a questo desiderio che era stato seminato in me e che desidero far fiorire.
Da più di due anni, io e Matteo, ci incontriamo a pensare, provare, decidere, ripensare, fare un passo e farne un altro, indagando ogni fattore, valutando tutte le variabili, ponderando ogni atto e discutendo ogni scelta. Un processo lungo ma necessario per dar forma alle idee di due menti vulcano, coadiuvate dalle rispettive mogli Mimma ed Elena. Ora sappiamo che tra un paio di mesi inizieremo a consegnarvi a casa la nostra selezione di prodotti.
Cosa collega il desiderio di valorizzare e custodire il paesaggio, in questo caso agricolo-prealpino, con un e-commerce?
Non abbiamo ancora nostri prodotti da proporre, ma siamo in rete con tanti validi produttori che conosciamo da anni o che abbiamo incontrato da poco, perché siamo sempre alla ricerca di nuove collaborazioni. Abbiamo riunito diverse realtà con caratteristiche comuni: piccoli produttori che operano nel rispetto della terra con pratiche sostenibili. Nella rete che tessiamo con i nostri fornitori ci sono anche medi produttori, che scegliamo solo se hanno una certificazione biologica.
I prodotti che presenteremo nel negozio virtuale, sono quelli che offriamo agli ospiti di Cascina Rodiani, ma ci auguriamo di potervi presto sorprendere con belle novità!
Arriva La Gerla
Estate 2021. Tutti noi riuniti seduti intorno al tavolo con un interrogativo da sbrogliare: Quale nome dare a questo progetto? Come dovrà chiamarsi?La discussione si è fermata quando Mimma ha detto “La Gerla”. Matteo ed Elena non sapevano cosa fosse e questo era già curioso (infatti quando di seguito abbiamo chiesto ad altri giovani cosa fosse una gerla, nessuno lo sapeva). Inoltre, in Cascina abbiamo due vecchie gerle che abbiamo adattato alla differenziazione dei rifiuti.
La Gerla, per farla breve è un antico zaino, cioè un contenitore da spalla che veniva usato per portare di tutto, dai sassi al legno, dal fieno al cibo e molto altro lungo i versanti inclinati soprattutto in montagna. Si rivelava particolarmente utile dove non si arrivava con il carro e dove una carriola non avrebbe semplificato il lavoro.
Il nome è piaciuto a tutti ma ora dovevamo dargli un’immagine, un marchio o un logo. Un lavoro che ci sembrava difficile perché nessuno di noi ha una valida familiarità con la sintesi grafica (vedi il logo della Cascina, molto casereccio!). Per fortuna ci è venuta in aiuto Simonetta Ferrane, artista, grafica e calligrafa, amica di lunga data, che conosce bene la Cascina e conosce l’atmosfera che la circonda. A Simonetta sono bastate poche ore, dalla mattina alla sera avevamo il logo, meraviglioso grazie all’efficace sintesi grafica di un’esperta. Grazie Simonetta.
Tutto il lavoro che è seguito ancora non si vede ma si vedrà tra qualche settimana on line!
Samuel & Matteo