Il nostro territorio è in grado di comunicarci molto riguardo al passato e alle sue origini: il ritrovamento di un oggetto, la diffusione di un particolare tipo di pianta o la ricorrenza di certi toponimi diventano le tracce per ricostruire un passato in alcuni casi molto lontano. È così anche per la Cascina Rodiani e per il paese di Drezzo, in un’area geografica da sempre caratterizzata dall’intreccio di popolazioni e culture.

Le colture di cereali sono le prime ad essere introdotte probabilmente dalle popolazioni del nord, mentre il castagno, la vite e l’ulivo vengono attribuite all’epoca romana. Nel Medioevo, la zona Insubrica si contraddistingue nel settore tessile prima per la lana e poi per la seta: Como diventa un importante centro di produzione sostenuto dalla periferia rurale circostante (vi invitiamo a visitare il Museo didattico della Seta a Como). Nelle campagne, i contadini sviluppano un sistema di produzione a domicilio dei bachi da seta grazie agli alberi da gelso: da qui il termine gelsibachicultura.

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A soli 200 mt. dalla Cascina si trova il Santuario della Madonna Assunta risalente al 1100: la sua posizione privilegiata e alcune lavorazioni del terreno fanno ipotizzare che questa chiesa fosse originariamente inserita all’interno di un castello. Dopo tutto, Drezzo viene sempre descritto come paese fortificato fino alla sua distruzione definitiva ad opera dei comaschi nel corso della guerra tra Como e Milano nel XII secolo.

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Nel 1600, Drezzo appare come un centro agricolo in cui si producono cereali, castagne, foglie di gelso e vino di ottima qualità. In paese si potevano contare quattro cascine, tra cui la ‘Cassina al Monte della Madonna Santa Chiesa di Sopra’, conosciuta da oltre cento anni come Cascina Rodiani dal nome dell’ultima proprietaria, la nobile vedova Rodiani. La presenza del gelso e di un camino in ogni camera della struttura rimandano proprio alle usanze contadine per la produzione serica. Il terreno ora boschivo su cui sorge la Cascina un tempo era spoglio e tutto coltivato a terrazzi (i cosiddetti ronchi).

b_20180717_3Sicuramente alcuni di voi avranno notato la ‘Pila’ di fronte alla Cascina, un tempo usata per togliere la pula dall’orzo oppure la buccia alle castagne fatte essiccare. L’orzo non viene più coltivato, mentre le castagne ci sono ancora ed ogni autunno facciamo delle grandi raccolte per cuocerle a fuoco.

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In Cascina si possono anche notare i gradini di arenaria che portano al primo piano sicuramente provenienti dalle Cave del Lanza. Ora abbandonate, le cave sono molto affascinanti soprattutto verso l’ora del tramonto quando vi entra la luce del sole e i segni sulle rocce insieme all’acqua sul fondo creano spettacolari riflessi sulle pareti (vedi Parco del Lanza). Tracce del passato che arrivano fino ai giorni nostri.

Samuel